Redazione / Approfondimento

BEYOND MEAT, CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO

L’ultima trimestrale non ha convinto il mercato: pesa l’annuncio di una At The Market Offering di nuove azioni fino a $200 mln. Azioni ed obbligazioni sui minimi storici.

Articolo del 10/05/2023 a cura della redazione

Torniamo oggi dopo diversi mesi a parlare di Beyond Meat, società statunitense operante dal 2009 nel segmento dei sostituti per la carne e dei prodotti caseari a base di vegetali. Dopo qualche anno di crescita significativa (nel 2021 aveva portato i ricavi a $464,7 mln contro gli $88 mln del 2018), culminata con lo sbarco in borsa nel 2019 e l’exploit delle azioni nel 2020/21, la società ha subìto fortemente l’infittirsi della concorrenza e la riduzione del potere di acquisto dovuta all’inflazione, vedendosi costretta ad operare forti tagli ai prezzi dei prodotti pur di smaltire le rimanenze di magazzino. Beyond Meat ha quindi inanellato una serie di trimestrali particolarmente negative, caratterizzate da un margine lordo in costante diminuzione (se nel 2021 si aggirava intorno al 30%, è diventato addirittura negativo nel Q3 2022), flussi di cassa operativi sempre più negativi ed il fardello del debito ($ 1,1 mld emessi ad inizio 2021 per finanziare la crescita) a farsi sempre più pesante ed incombente.

Avevamo cominciato a parlarne a luglio 2022 (News e Approfondimenti (certificatiederivati.it), quando la situazione economico-finanziaria della società aveva già dato evidenti segni di cedimento, con le azioni che quotavano intorno ai $35, evidenziando come “la società sarebbe costretta a tornare sul mercato dei capitali molto probabilmente già entro la fine di quest’anno (2022 n.d.r.)” qualora non fosse riuscita ad invertire il trend di forte distruzione di cassa che era in atto in quel momento. Puntualmente i vertici della società sono intervenuti attraverso drastici tagli dei costi operativi, riducendo del 19% la forza lavoro ed annunciando una riduzione delle spese di marketing, con l’obiettivo di raggiungere flussi di cassa operativi positivi entro la seconda metà del 2023; il mercato aveva accolto la notizia in modo tutt’altro che positivo, spingendo il titolo sui minimi storici ($12,76). Arriviamo quindi alla settimana scorsa, quando Beyond Meat ha pubblicato i conti relativi primo trimestre 2023, che appaiono leggermente migliorativi rispetto a quelli disastrosi del secondo semestre 2022 ma senza segnare una vera inversione di tendenza: i ricavi sono anzi scesi ulteriormente, passando da $109,5 mln a $92,2 mln (-15,7% rispetto al primo trimestre 2022), registrando un incremento soltanto nel canale International Foodservice, mentre le vendite ai retail statunitensi, che pesavano per oltre la metà del fatturato si sono contratte del 35,3% a causa di minori volumi di vendita e di ricavi unitari inferiori.

Nonostante ciò, il margine lordo è tornato per la prima volta in territorio positivo ($6,2 mln) dal primo trimestre 2022: oltre alla riduzione dei costi di produzione e di logistica, a riportare il margine lordo in territorio (significativamente) positivo è stato però il cambio della politica di ammortamento delle attrezzature aziendali, la cui vita utile è stata incrementata in modo uniforme a 10 anni (in precedenza venivano ammortizzate in un range tra i 5 ed i 10 anni); senza questo effetto meramente contabile il margine lordo sarebbe stato pari ad appena $0,6 mln. Salta poi all’occhio la netta sforbiciata ai costi di ricerca e sviluppo (da $19,7 mln a $12,4 mln) ed alle SGA (da $75,1 mln a $51,9 mln), principalmente a causa della riduzione delle spese di marketing e di advertising. Nonostante la cura dimagrante, anche questo trimestre si è chiuso con una fortissima perdita operativa ($57,7 mln), anche se inferiore del 40% rispetto a quella dello stesso periodo dello scorso anno; le prospettive non sembrano tuttora molto migliori, con i tagli ai costi di marketing che con ogni probabilità non consentiranno a Beyond Meat di crescere neanche quest’anno. La guidance sui ricavi del 2023 è stata fissata a $375-$415 mln, il che significa, nella migliore delle ipotesi, che la società riuscirà a pareggiare il fatturato del 2022, confermando quanto siano lontani i tempi in cui il management prospettava ricavi ben oltre i $600 mln; resta invece in piedi almeno l’obiettivo di raggiungere flussi di cassa positivi entro la fine di quest’anno.

La notizia più importante è arrivata però a margine dei conti trimestrali, con la società che ha pubblicato pochi minuti dopo un prospetto secondo il quale Beyond Meat potrà offrire, a sua discrezione ed anche in più tranche diluite nel tempo ("At The Market Offering", come regolato dalla Rule 415 del Securities Act), nuove azioni per un controvalore fino a $200 mln. Il timing di ogni eventuale offerta dipenderà da una serie di fattori determinati dalla società, con gli eventuali capitali raccolti che verrebbero utilizzati “for general corporate and working capital purposes”. Insomma, sembrano essere maturi i tempi per un aumento di capitale (per il momento soltanto eventuale), anche se per un importo tutto sommato limitato, con la nuova finanza che verrebbe impiegata per le operazioni quotidiane (in cassa sono attualmente presenti appena $258 mln) e non per effettuare nuovi investimenti o per finanziare la crescita. La questione aumento di capitale è peraltro strettamente legata al raggiungimento di flussi di cassa operativi positivi: appare evidente che Beyond Meat eviterebbe un ricorso più massiccio al mercato dei capitali soltanto qualora tale obiettivo venisse perseguito nei tempi indicati, riuscendo così la società ad autofinanziare le proprie operazioni. In caso contrario, la via dell’ADC sarebbe l’unica percorribile e peraltro particolarmente diluitiva visto che nel frattempo Beyond Meat è arrivata a capitalizzare appena $670 mln, con la notizia che ne ha ulteriormente depresso i corsi azionari (-18,27% la chiusura dell’11 maggio), scesi addirittura fino a $9,815 ritoccando ancora una volta i minimi storici.

Ed in tutto ciò il prestito obbligazionario convertibile da $1,1 mld? Sfumata dopo pochi mesi l’ipotesi conversione in azioni (il prezzo di conversione è posto a $206, sostanzialmente irraggiungibile), il bond scadenza marzo 2027 rappresenta la vera e propria spada di Damocle sul futuro di Beyond Meat, il cui rimborso alla pari appare operazione sempre più complessa: non a caso i titoli vengono scambiati anche al 21,5% del nominale, riflettendo un rendimento a scadenza del 42,32% (spread pari a 3.886 b.p. rispetto ai Treasury di pari scadenza). Tenendo conto che il valore nominale dell’obbligazione è ormai quasi doppio rispetto alla market cap della società e pari a 2 volte e mezzo il fatturato di Beyond Meat nel 2022, questo tanto basta e avanza per giustificare una probabilità di default entro 5 anni stimata dai modelli Bloomberg al 35%. Nonostante le prospettive incerte appena descritte, il mercato continua invece a valutare i titoli azionari 1,6 volte il fatturato attuale, probabilmente troppo visto che per molte società in situazione di stress questa metrica è anche ampiamente inferiore a 0,5x: la conclusione più sensata su dove potremmo vedere scambiare queste azioni tra qualche tempo può essere facilmente tratta, a meno di clamorosi colpi di scena che al momento non sembrano all’orizzonte.

Fonte Bloomberg