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Un certificato strutturato su quattro giganti delle estrazioni e della lavorazione delle materie prime, con barriera al 45% ed effetto memoria per un 15,24% annuo.
Il primo trimestre del 2025 si è chiuso con risultati convincenti per alcune tra le maggiori società del comparto delle materie prime, in un contesto globale che continua a essere caratterizzato da volatilità macroeconomica e da continui dubbi sulla sostenibilità della crescita economica. In questo scenario, il comparto industriale-ciclico si è distinto per resilienza e capacità di adattamento: le trimestrali pubblicate da Alcoa, ArcelorMittal, Newmont Corporation e Anglo American offrono un punto di osservazione privilegiato per interpretare le dinamiche in atto nel mondo delle risorse di base, dei metalli preziosi e della transizione energetica. Alcoa ha archiviato il trimestre con ricavi per 3,37 miliardi di dollari e un utile netto di 548 milioni, in forte miglioramento rispetto al 2024. L’EBITDA rettificato ha raggiunto gli 855 milioni beneficiando dell’aumento dei prezzi dell’alluminio e della riduzione dei costi di produzione. ArcelorMittal ha riportato un utile netto di 805 milioni di dollari, in netta ripresa dopo le perdite del quarto trimestre 2024: la produzione siderurgica ha superato i 14,8 milioni di tonnellate sostenuta dal forte contributo del segmento minerario in Liberia e dalla normalizzazione operativa in Nord America. I margini restano robusti mentre l’azienda prosegue nell’attuazione del proprio piano di crescita organica e decarbonizzazione industriale con nuovi investimenti in impianti a basso impatto ambientale in Europa e negli Stati Uniti. Newmont, leader mondiale nell’estrazione di oro e rame, ha generato 2,6 miliardi di EBITDA rettificato nel primo trimestre e un free cash flow record di 1,2 miliardi. La produzione di oro si è attestata a 1,5 milioni di once, con un realized price medio di 2944 dollari per oncia: la combinazione di solidità patrimoniale, ritorni agli azionisti e centralità nei temi della transizione energetica conferma Newmont come uno dei player più difensivi e strategici del settore. Infine, Anglo American ha invece pubblicato risultati operativi misti con un calo del 15% nella produzione di rame a 169 mila tonnellate e un incremento del 2% nel minerale di ferro. L’azienda sta accelerando un processo di profondo riassetto strategico con l’uscita pianificata dai business del carbone metallurgico, del nichel e dei metalli del gruppo platino. Il gruppo si sta posizionando per diventare una mining company più snella, focalizzata sui metalli critici per la transizione e con margini più sostenibili nel lungo periodo.
In questo ambiente settoriale di recupero industriale e transizione, BNP Paribas ha recentemente lanciato sul mercato il certificato Phoenix Memory Callable con codice ISIN NLBNPIT2LWQ6, uno strumento costruito per cavalcare il potenziale di apprezzamento di un basket azionario ciclico ma al contempo gestire il rischio ribassista con meccanismi di protezione condizionata in un ambiente economico che presenta evidenti pressioni sulla crescita, condizione necessaria per l’aumento degli acquisti di materie prime. Il prodotto ha come sottostanti proprio Alcoa, ArcelorMittal, Anglo American e Newmont, e offre così un’esposizione diversificata a metalli base, acciaio, oro e rame, con una visione tattica su un comparto storicamente legato alle dinamiche di inflazione, infrastrutture e rotazioni settoriali. Il certificato prevede cedole mensili condizionate del 1,27%, riconosciute se tutti i sottostanti verranno rilevati nelle date di osservazione al di sopra del livello barriera, pari al 45% del valore iniziale. In caso contrario, il premio non verrà perso definitivamente ma si accumulerà secondo il meccanismo dato dell’effetto memoria offrendo la possibilità di recupero nei mesi successivi. La struttura include inoltre l’opzione callable: mensilmente a partire da novembre 2025 l’emittente potrà richiamare anticipatamente il certificato rimborsando il valore nominale. Alla scadenza naturale, prevista per maggio 2028, se nessun sottostante avrà registrato una perdita superiore al 45%, l’investitore riceverà il nominale maggiorato dell’ultimo premio. In caso contrario, l’importo rimborsato riflette la performance del titolo peggiore tra i quattro. L’obiettivo è dunque fornire una fonte regolare di rendimento potenziale, con una protezione parziale del capitale e la possibilità di beneficiare della stabilità o di un recupero anche moderato dei titoli industriali sottostanti. Il posizionamento settoriale e geografico dei sottostanti consentirà di abbracciare la tematica della transizione energetica in chiave industriale sfruttando l’interesse crescente per infrastrutture, decarbonizzazione e autonomia strategica delle risorse nonostante le pressioni economiche vigenti.