Redazione / Approfondimento

Inflazione o stagflazione?

Carenza di materie prime e crisi energetica potrebbero portare alla stagflazione.

Articolo del 25/10/2021 a cura della redazione

Lasciato alle spalle il periodo peggiore della crisi pandemica, le Banche Centrali di mezzo mondo si trovano a fare i conti con gli effetti collaterali di un’uscita fin troppo rapida e veemente dalle sabbie mobili. Le economie sono ancora sostenute dalle misure eccezionali messe in atto da governi e Banche Centrali, e anche sul fronte dei consumi la domanda sembra essere robusta. Un contesto ideale per ritornare dove tutto si era fermato a inizio 2020, ma sul quale tuttavia iniziano a pesare alcune situazioni potenzialmente preoccupanti.

Lo shortage chip, ma più in generale, la carenza di materie prime sta innescando un doppio effetto che potrebbe minare la crescita in atto delle economie. Infatti, da una parte c’è una difficolta delle aziende a soddisfare gli ordini con i ritardi nelle consegne che stanno aumentando e dall’altra c’è un aumento dei prezzi. Sia le materie prime di base che quelle energetiche, come sta dimostrando il prezzo del petrolio o del natural gas, sono in veloce ascesa.

Un mix esplosivo sui prezzi al consumatore che potrebbe far volare l’inflazione ma con importanti riflessi sul mercato del lavoro come dimostrano anche i recenti annunci, in particolare modo dal settore auto, di voler fare ricorso nuovamente alla cassa integrazione perché le aziende non hanno possibilità di mantenere attive le linee di produzione. Quella che si sta creando è una situazione di potenziale stagflazione, ovvero un contesto di inflazione crescente per via della ascesa dei prezzi a cui fa fronte un rallentamento della crescita economica.

Al momento le Banche Centrali stanno osservando da vicino la situazione perché una dinamica come quella che si sta creando potrebbe portare a delle forzature sul fronte dei tassi di interesse. Le stime, soprattutto per quanto riguarda la FED e la BCE, vedono eventuali rialzi dei tassi solamente a partire dal 2023 e di questo ne stanno beneficiando i mercati azionari su cui continua a riversarsi la liquidità.

Non è un caso, infatti, che il SERIXTM, il sentiment degli investitori individuali europei, di Spectrum Markets, relativo al mese di settembre abbia mostrato per la prima volta, da un anno a questa parte, un sentiment rialzista sui principali indici statunitensi, ovvero per l’S&P 500, il Dow Jones e il Nasdaq 100. In particolare, l’indice l’S&P 500 ha raggiunto il suo massimo a 12 mesi toccando i 103 punti.

Il confronto tra il SERIX e gli indici statunitensi rivela il duplice background dei trader: mentre alcuni investitori cercano di vendere le azioni di società che hanno un elevato livello di indebitamento, altri vedono crescenti opportunità soprattutto per i titoli con fondamentali di qualità. Entrambi i gruppi di trader generano attività di trading più elevate, che Spectrum Markets ha osservato nei suoi dati. Ad esempio, prima della riunione del FOMC del 21 settembre, tutti e tre gli indici si sono mossi al ribasso, mostrando chiaramente il nervosismo degli investitori che si aspettano un ulteriore inasprimento della politica della Fed. Questo movimento al ribasso, tuttavia, ha creato molte opportunità di ingresso.

Per sfruttare questo contesto, dove uno dei punti fermi è la crescita dell’inflazione, EFG International tramite Leonteq, ha lanciato per gli investitori italiani due nuovi strumenti, denominati “warrant” legati alle performance dell’indice Eurozone Harmonised Indices of Consumer Prices ex Tobacco Index, ovvero l’inflazione area euro, che consentono appunto di beneficiare della crescita di questo importante parametro. Sempre Leonteq, sul mercato svizzero, mette a disposizione un Tracker legato allo Swissquote Inflation Index mentre Julius Baer quota il JB Tracker Certificate su “Rising Inflation Beneficiaries Basket” ovvero su un basket di società che potrebbero trarre vantaggio da un rialzo dell’inflazione. Il segmento dei certificati leverage mette poi a disposizione un gran numero di strumenti scritti sui futures dei titoli governativi che possono essere sfruttati per costruire strategie di copertura sui portafogli obbligazionari e metterli così al riparo dai possibili rialzi dei tassi.