Redazione / Approfondimento

UNICREDIT PUNTA SUGLI INDICI

UniCredit amplia nuovamente la gamma di Investment su basket di indici azionari che hanno raggiunto livelli di rendimento e protezione mai visti prima.

Articolo del 04/06/2023 a cura della redazione

Nell’ultimo anno, in più di qualche occasione, abbiamo sottolineato come il cambiamento delle variabili che influenzano direttamente il costo della componente derivativa, che è alla base dei certificati di investimento. Tassi di interesse, volatilità e dividendi dei sottostanti sono i tre pilatri della strutturazione e in questi mesi i forti cambiamenti che li hanno interessati stanno consentendo agli emittenti di proporre payoff impensabili solo un biennio fa.

Questo assunto diventa molto evidente quando si osservano le emissioni su sottostanti composti da uno o più indici azionari con i quali la componente della volatilità, nettamente inferiore a quella dei titoli, tagliava fuori determinati trade off di rischio-rendimento rendendo gli investimenti poco appetibili.

Grazie ai dati elaborati dall’Ufficio Studi di Certificati e Derivati, pubblichiamo per la prima volta delle statistiche che dimostrano quanto sia nell’ultimo triennio 2022 ma soprattutto in questo 2023, il trend si sia invertito, sia in termini di rendimento cedolare che di posizionamento della barriera, per i certificati con sottostanti indici azionari.

In particolare, iniziamo con il rendimento cedolare: il cluster relativo al 2023 indica il minor numero di certificati per rendimento cedolare entro il 5% annuo mentre il numero più alto di emissioni rientra nella fascia di rendimento annuo compreso tra il 5% e il 7,5%. Tuttavia, appare evidente come in questi primi cinque mesi del 2023 il maggior numero di emissioni su indici abbia un rendimento compreso tra il 7,5% e il 10% e che stia salendo anche il numero di certificati che arriva fino al 12,5%.

Pertanto, possiamo affermare che i certificati su indici azionari emessi nel corso del 2023 hanno evidentemente uno standing di rendimento più elevato non solo a parità di livello di protezione ma, come vedremo successivamente, anche in presenza di barriere più profonde.

Come, infatti, è possibile osservare nel grafico del posizionamento delle barriere sempre facendo riferimento alla colonna di colore verde, è possibile notare come in questi mesi non solo si ha avuto accesso a rendimenti più alti, ma anche a una soglia di barriera più bassa. Il maggior numero di emissioni è caratterizzato da barriere tra il 50% e il 60%, e soprattutto salgono anche il numero di emissioni “Low Barrier” ovvero con barriere inferiori al 50%.

Uno scenario tutto nuovo creato proprio dalla dinamica dei tassi di interesse che è andata a compensare ampiamente il calo della volatilità dei mercati che sta creando delle interessanti opportunità di investimento guardando anche a quelli che sono le prospettive future. In particolare, se è come lecito attendersi, i tassi torneranno a scendere, sarà difficile in futuro trovare emissioni con tali profili di rischio rendimento.

Uno scenario del tutto nuovo, che vede UniCredit tra gli emittenti che hanno cavalcato questa opportunità lanciando in più di un’occasione certificati a capitale protetto condizionato, con molteplici opzioni accessorie, anche su basket di indici.

Ultima, in ordine temporale, una mini-emissione di 4 Cash Collect Memory che legano le loro sorti a basket worst of di indici azionari, con una barriera capitale fissata al 55%, pari al trigger level che attiva il pagamento dei premi periodici. Sul fronte della protezione le caratteristiche rimangono costanti per tutti e 4 i prodotti mentre qualcosa cambia a livello di premio mensile, che varia dallo 0,65% (7,8% annuo) allo 0,89% (10,68% annuo) in ragione non solo del diverso livello di volatilità di ogni indice ma anche e soprattutto per la matrice di correlazione sottostante. Si ricorda a tal proposito come in un basket worst of ad una bassa correlazione tra gli asset coincide un minor costo di strutturazione, che viene letto come una più alta probabilità che anche solo un evento avverso possa verificarsi. Una più alta correlazione identifica una serie di asset che tendono a muoversi in maniera uniforme, con una minore probabilità di discordanza che pertanto si lega ad un maggior costo in fase di strutturazione. Un costo più alto si riflette, lo specifichiamo ancora meglio, con un peggior trade-off rischio rendimento atteso, ovvero ad un importo cedolare più basso o una barriera capitale meno protettiva.

Entrando nel dettaglio dei 4 basket prima di tutto dal punto di vista della correlazione e successivamente per la volatilità, salta subito all’occhio l’impatto del numero di asset presenti nel basket: non a caso il certificato che vanta il rendimento più alto è il basket a 4 asset sottostanti e quello che rende meno ne ha invece solo 3.

Guardando invece alla correlazione, salta subito che dove è presente il Nikkei 225, grazie alla sua bassa correlazione con gli altri asset con 0,092 contro l’S&P 500 e 0,077 contro il Nasdaq 100, per avere lo stesso livello di rendimento potenziale è sufficiente un basket a 3 assets invece che a 4.

Oltre alla correlazione, per spiegare anche determinate condizioni, bisogna fare un mix anche con il livello di volatilità. Nel primo basket si trovano i due indici a maggiore volatilità come l’Eurostoxx Banks (25,05% di volatilità implicita) e il Nasdaq 100 (21%). Questi numeri spiegano il perché il primo basket è quello che garantisce lo yield maggiore. L’inserimento del Nikkei 225 nella seconda proposta, con il mantenimento dell’asset a maggiore volatilità, consente sostanzialmente di avere quasi lo stesso rendimento potenziale cedolare con un basket a 3 invece che a 4. Nessuna leva particolare sulla volatilità sull’ultimo basket, quello a minor rendimento potenziale. A latere del Nasdaq 100, gli altri due indici viaggiano a volatilità intorno al 15%.

Fonte Bloomberg

Entriamo ora nel dettaglio della proposta a maggior rendimento potenziale, ovvero il Cash Collect Memory (Isin DE000HC6RYR3) sull’Eurostoxx Banks, Ftse Mib, S&P 500 e il Nasdaq 100. Il certificato prevede premi mensili dello 0,89% che verranno pagati a condizione che nessuno dei componenti del basket faccia segnare una performance negativa superiore al 45% da strike, in virtù di un livello barriera pari al trigger level del 55%. L’opzione autocallable entra in struttura a partire dalla sesta rilevazione e, nel caso in cui in una delle rilevazioni mensili tutti i sottostanti dovessero trovarsi ad un livello superiore allo strike iniziale, si attiverà il rimborso anticipato del certificato con la restituzione dell’intero nominale prima della naturale scadenza biennale. Un payoff semplice nel funzionamento che consente di accedere a un rendimento quasi dell’11% annuo.

Fonte Bloomberg

A livello di scelta, tutto sta nella propria view nei confronti del mercato azionario giapponese. Avere un asset in meno nel basket worst of significa sempre avere una variabile in meno da considerare e l’attuale bassa correlazione con gli altri indici può essere più di un campanello d’allarme. Ad ogni modo, va dato merito ad UniCredit che ha strutturato una serie di emissioni che, per timing e condizioni di mercato, riescono a dare un profilo di rischio rendimento ai massimi livelli. Questi strumenti si rivelano molto utili in ottica di gestione di portafoglio anche perché con il ricorso ad indici azionari si evitano importanti rischi specifici legati a singole azioni e consentono di gestire al meglio anche eventuali impennate di volatilità che dovessero verificarsi in futuro.