Con le tensioni geopolitiche destinate a ricucirsi, sembra funzionare la politica monetaria di Ankara, con l’inflazione sui minimi da due anni e mezzo. Due nuove idee di investimento a rischio contenuto
Articolo del 20/01/2020 a cura della redazione
Protagonista, in negativo, del panorama emergente da oltre tre anni con un deprezzamento del 50% contro l’euro e attualmente dietro solo al rand sudafricano in termini di volatilità implicita, la lira turca sembra aver quantomeno trovato un punto di appoggio da cui provare a ripartire.
Graficamente, sulle tensioni in Siria e in Medio Oriente la lira turca è tornata a deprezzarsi contro l’euro, non riuscendo però ad oltrepassare mai quota 6,70 e con il raffreddarsi delle tensioni e sull’onda di una ritrovata fiducia sul fronte interno è tornata a rivedere ora zona 6,50. La notizia, per coloro che hanno già posizioni in essere sulla lira di Ankara non è tanto l’entità del recupero quanto la tenuta degli argini in area 6,70 che solamente a marzo 2019 sono stati bucati al rialzo (fatta eccezione per quello spike oltre quota 8 dell’estate 2018).
Ampliando la view, il contesto si rivela particolarmente positivo anche sul fronte dell’inflazione che dai massimi del 25% si attesta ora al 9,8%, un risultato non scontato fino a poco tempo fa considerato l’ostracismo di Erdogan alle mosse della Banca Centrale turca.
Il recupero registrato dalla lira dai minimi di periodo, ha riportato su prezzi interessanti due Cash Collect PLUS+ targati Société Générale, attualmente scambiati sotto la pari.
Obiettivo dichiarato di questa serie di prodotti è quello di monetizzare l’alta volatilità tramite cedole periodiche molto elevate, con una barriera capitale sulla carta particolarmente protettiva alimentata anche dall’effetto PLUS+ (noto anche come Airbag) per limitare le perdite oltre tale soglia. Con i rendimenti del mercato obbligazionario ormai su livelli estremamente bassi, questi prodotti rappresentano un buon compromesso per ottenere alti ritorni su valute high yield senza per questo esporsi linearmente al deprezzamento della valuta estera.
Guardando a questa emissione, si tratta di due Cash Collect PLUS+ con scadenza massima di 35 mesi agganciati al tasso di cambio Eur/Try. Il loro funzionamento è assimilabile a quello di un classico Phoenix a cedole periodiche mensili di alto importo e finestre autocallable, con la barriera capitale rilevata solo alla naturale scadenza.
Le spiccate doti protettive sono connesse all’effetto PLUS+ che viene attivato oltre la barriera. Si tratta di una sorta di paracadute, che consente al certificato di non seguire linearmente le perdite oltre la barriera come accadrebbe in un comune Express o Phoenix: infatti per calcolare il rimborso si terrà conto della sola eccedenza dalla barriera, andando cosi a diminuire il nominale della percentuale di deprezzamento della lira dalla barriera anziché dallo strike iniziale.
Parlando di novità, l’opzione autocallable non è in questa serie immediatamente attiva e lo diventerà solo a partire da novembre 2020. La vera novità risiede invece nel trigger valido per il richiamo anticipato. Le condizioni necessarie per l’attivazione dell’opzione autocall partiranno dal 100% dello strike iniziale, per poi crescere dello 0,5% di mese in mese fino ad arrivare a quota 111,5% dello strike iniziale.
Quindi anche in presenza di un deprezzamento della valuta estera, si avrà comunque la possibilità di puntare al rimborso anticipato prima della naturale scadenza triennale del prodotto.
Sul fronte dei premi periodici, questi variano dal 0,6% (il 7,2% p.a.) per la proposta distinta da una barriera invalidante posta al 140% allo 0,55% (il 6,6% p.a.) per la proposta più protettiva, con barriera fissata al 145%.
I prezzi sotto la pari, rispettivamente a quota 979,9 euro e 986 euro, aumentano frazionalmente i rendimenti prospettati all’atto di emissione. Ribasso del tutto fisiologico in considerazione di un tasso di cambio attualmente rilevato a 6,52 contro i 6,3488 di livello iniziale.