Una nuova serie di UniCredit che sfrutta l’autocall a breve termine per alzare il flusso cedolare che arriva fino all’1,48% mensile
Articolo del 03/04/2024 12:29:48 a cura della redazione
Il segmento dei certificati di investimento è caratterizzato da una varietà di strutture e payoff che rispondono a diverse esigente degli investitori. Guardando alle opzioni di rimborso anticipato, per esempio, ci sono due filoni di pensiero contrapposti: da una parte c’è chi preferisce cercare opportunità a breve termine, prediligendo strutture che possono essere rimborsate il prima possibile, in modo da ottenere un rendimento immediato e avere sempre a disposizione il capitale per cogliere nuove opportunità, mentre sul fronte opposto c’è chi predilige, una volta trovato lo strumento con i sottostanti graditi e un rendimento soddisfacente, portare l’investimento più avanti possibile nel tempo, anche fino a scadenza.
Da qui sono nate le varie strutture con date autocall a distanza di un anno dall’emissione (o addirittura i cosiddetti “no autocall” senza neanche questa possibilità), alle quali si contrappongono, in particolare modo in quest’ultimo periodo, i cosiddetti “fast”. Una struttura nata quasi per caso circa due anni fa, con un emittente che per errore ha emesso un certificato con autocall già dopo un mese, che l’attuale contesto dei mercati ha riportato sotto i riflettori.
Analizzando nel dettaglio questa particolare tipologia di strumento, l’inserimento dell’autocall facilitato (vedi step down) oppure con rilevazioni più ravvicinate, consente all’emittente di proporre premi periodici più elevati, riducendosi in questo modo le probabilità che la struttura paghi tutte le cedole previste fino alla scadenza e lasciando così all’emittente lo spazio per ritoccare al rialzo la cedola periodica. Tra le ultime emissioni, UniCredit ha proposto una serie di Phoenix Memory Step Down che mostrano un giusto mix tra l’esigenza di breve termine e un buon flusso cedolare. In particolare, l’emittente di Piazza Gae Aulenti ha strutturato questi certificati con un autocall dopo i primi 3 mesi per evitare, in questo particolare contesto di bassa volatilità dei mercati e di trend positivo, ai prezzi di questi prodotti di andare subito a “cap” qualora i sottostanti dovessero muoversi immediatamente al rialzo.
Con queste caratteristiche sono nate strutture evidentemente centrate per il breve termine, con cedole mensili che arrivano fino all’1,23% per le proposte con barriera 50% e fino all’1,48% per le proposte con barriera 60% senza dover ricorrere alla leva della volatilità o alla decorrelazione del basket.
A questa struttura non manca nemmeno lo Step Down, che favorisce ulteriormente l’uscita anticipata agendo anche come calmierante dei prezzi nel caso di moderati ribassi dei sottostanti. Infatti, analizzando più in profondità l’emissione di UniCredit, questa conta su un totale di 20 proposte, suddivise in 4 con barriera 60% e 16 con barriera 50%; il gap di performance suggerisce di guardare addirittura con interesse alle prime 4 proposte, tenuto conto che in ogni caso la barriera capitale assorbe comunque fino a un -40% ed è presente in ogni caso lo step down che può essere letto anche come opzione di protezione aggiuntiva.
Partiamo proprio da qui per analizzare questa serie e scendere nel dettaglio del payoff. Prendendo a riferimento il Phoenix Memory Step Down (Isin DE000HD3PP13) agganciato a Enel, Stellantis, Intesa Sanpaolo e Banco BPM, il top performer di questa emissione, offre una cedola mensile dell’1,48% a fronte di una barriera posta al 60% degli strike. Il primo appuntamento con l’autocall, in linea con gli obiettivi della struttura fast, è previsto già per il 20 giugno prossimo, con trigger inizialmente fissato al 100% che resterà valido per le cinque rilevazioni successive per poi decrescere del 5% ogni sei mesi; pertanto, si passerà al 95% al 12 dicembre 2024, fino ad arrivare al 75% dell’ultimo semestre. Lo scenario a scadenza prevede un flusso complessivo massimo del 71,04% di cedole ma l’obiettivo di questa struttura, come detto, è il richiamo anticipato il prima possibile in virtù del mix tra autocall di breve termine e step down. Se poi questo non avviene, rimane in portafoglio un certificato che punta ad un rendimento annuo nominale del 17,76%. Lo yield potenziale si è già leggermente ridimensionato, in virtù dell’andamento positivo dei sottostanti, con il prezzo del certificato che ha già raggiunto i 102,5 euro, restando però ancora pienamente attraente (16,8% annuo circa).
Come spesso accade, l’emissione corposa con medesimo payoff se da un lato consente all’investitore di scegliere il proprio tema di interesse, dall’altro mette immediatamente a nudo la rischiosità dei singoli sottostanti data esclusivamente dall’importo cedolare. Oltre ai tanti basket italiani, spiccano anche svariati panieri formati da titoli bancari. Non mancano il settore tecnologico, con un basket più orientato all’AI, del lusso e automobilistico. Tante sono quindi le idee di investimento e di diversificazione.
Per chi dovesse guardare con interesse al settore tecnologico, un buon trade-off potrebbe essere rappresentato dal Cash Collect (Isin DE000HD3RF54) su Nvidia, Tesla, Meta e Alphabet. In questo caso la barriera scende al 50% dei livelli iniziali e la cedola mensile è pari all’1,23%. Anche in questo caso il prezzo è già sopra la pari, a circa 102 euro, con tutti i sottostanti al di sopra dei rispettivi livelli iniziali e tenuto conto del premio periodico indicato, il rendimento potenziale su base annua è del 14,02%.