Redazione / Approfondimento

LA RICETTA ANTI CRISI DI NATIXIS

Certificati Reverse con opzione Domino e classici Phoenix Memory con opzione Lookback. Cosi Natixis ha coperto il rischio azionario negli ultimi mesi. A distanza di due settimane dal fixing conclusivo del secondo Lookback, spazio ancora per gli indecisi.

Articolo del 05/11/2018 a cura della redazione

Nel mese di ottobre, l’indice di fiducia delle imprese, secondo quanto calolcato dall’ISTAT, ha segnato la sua terza flessione consecutiva tornando ai livelli più bassi da gennaio 2017. Nello stesso mese, il termometro della fiducia che più comunemente conosciamo come spread tra il rendimento dei Titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi, ha toccato i suoi massimi dal 2013 a oltre 330 punti base mentre l’indice del nervosismo che siamo soliti individuare nella volatilità implicita, ha toccato un livello del 25%, registrando un incremento del 150% rispetto ai valori medi del 2017.

Un contesto di alta tensione che si tocca con mano e che gli investitori hanno sentito sulla propria pelle dallo scorso mese di maggio, ossia da quando si è insediato l’esecutivo giallo-verde e ha iniziato a prendere forma il programma di governo oggetto del contendere con Bruxelles. Per far fronte ai progressivi ribassi che hanno interessato Piazza Affari e i suoi principali titoli azionari,  sul segmento dei certificati gli investitori hanno potuto approfittare della quotazione di alcune particolari tipologie di prodotto capaci di generare profitti dalle discese dei sottostanti ( Reverse nelle diverse varianti) o di ridurre gli effetti negativi sui prezzi mark-to-market.

Tra le emissioni caratterizzate da un elevato livello di protezione si distinguono in primis i certificati a capitale protetto/garantito ma anche quelli più potenzialmente redditizi come i Phoenix Memory contrassegnati da particolari opzioni innovative. Tra queste ultime, si collocano idealmente in un mercato ribassista le opzioni cosiddette “Lookback”, una particolare tipologia di opzioni asiatiche che permette di rimandare a un momento successivo all’emissione il fixing degli strike iniziali dei sottostanti, in modo tale da riuscire a far volgere a proprio favore l’eventuale ribasso dei titoli azionari durante il periodo di osservazione.

Più in particolare, l’opzione che letteralmente “ guarda indietro”, consente di fissare gli strike iniziali dei sottostanti sulla base del valore più basso rilevato in una serie di osservazioni successive all’emissione. In questo modo, l’investitore potrà essere certo di fissare lo strike iniziale, da cui scaturiscono le barriere valide per il pagamento di cedole o per la protezione del capitale alla scadenza, esattamente sui minimi toccati dai diversi titoli in un arco di tempo successivo alla quotazione del prodotto stesso. Il primo esemplare di Phoenix Memory Lookback -  candidato agli Italian Certificate Awards 2018 come certificato dell’anno e nella categoria speciale dedicata alla capacità di innovazione - è stato quotato in Borsa Italiana prima dell’estate da Natixis, la banca francese che già si è distinta negli ultimi anni per la capacità di innovazione di prodotto, e oggi ha ispirato più di qualche nuova emissione con il medesimo funzionamento.

Ripercorrendo la sua recente storia, per il primo “Phoenix Memory Lookback” ( Isin IT0006742123) legato a un basket di tre azioni , quali Intesa Sanpaolo, ENI e Generali, che ha fatto il suo esordio a luglio, l’opzione Loockback si è rilevata straordinariamente utile. Rispetto alle tre date programmate di valutazione per la determinazione dello strike, sul minimo rispetto ad ogni rilevazione, ogni sottostante ha fissato il proprio valore iniziale in una data differente. A luglio è stato il turno di Generali, ad agosto quello di Intesa Sanpaolo e per ultimo lo scorso 14 settembre è stata ENI a far rilevare il proprio livello sul minimo degli ultimi tre mesi. Scenario che ha rappresentato pertanto l’optimum di questa strategia di investimento. Sul fronte dei prezzi, abbiamo riscontrato come vi sia stata un’egregia tenuta dei corsi durante il periodo delle finestre di rilevazione, proprio grazie ad uno strike adattivo, che ha consentito al certificato di non scendere mai oltre soglia 935 euro, nonostante il contingente scivolone di Intesa San Paolo, che segnava addirittura circa -20% dallo strike rilevato ad agosto. Pertanto possiamo affermare che in presenza di forti ribassi dei sottostanti, il certificato manterrà le quotazioni per via delle modalità di fissazione degli strike e per la capacità, al ribasso, di garantire al termine dei tre mesi un ingresso ad un valore del worst of almeno in linea con le attuali quotazioni di mercato. Viceversa al rialzo tutto può cambiare, infatti in presenza di forti movimenti rialzisti potremmo assistere ad un aumento di prezzo conseguente.

LOOKBACK D’AUTUNNO

Per chi non fosse riuscito ad approfittare del primo Phoenix Memory Loockback (Isin IT0006742123),  che ha permesso a chi ci aveva puntato prima dell’estate di trascorrere con serenità anche il mese di agosto peggiore degli ultimi anni, ecco che Natixis ha portato al Sedex a partire dal 24 settembre un nuovo Phoenix Memory Loockback (Isin IT0006742800) dotato delle medesime e peculiari caratteristiche che perfettamente si sposano con l’attuale, incerto, scenario di mercato.

Cambiano i sottostanti, ma la strategia e la filosofia di fondo rimangono le medesime. Tanta flessibilità e strike “adattivi” fissati sui minimi da settembre a novembre 2018, che consentono all’investitore di entrare gradualmente sul mercato con la consapevolezza di investire esattamente sul valore più basso. Uno scenario potenzialmente ideale che, in virtù dell’andamento di mercato del predecessore durante la stagione estiva, ha assunto ancora maggiore rilevanza e convenienza.  

Scendendo nel dettaglio della nuova proposta, il certificato è un Phoenix Memory Loockback (Isin IT0006742800) agganciato ad un basket worst of composto da tre titoli: Intesa San Paolo, Telecom Italia ed Unicredit e prevede nello specifico 3 date di rilevazione per la fissazione dello strike iniziale, previste per il 19 settembre, il 19 ottobre e infine per il 19 novembre. I livelli iniziali per ogni singolo sottostante saranno fissati sul livello minimo raggiunto nelle tre date previste e al 30% di distanza, ovvero al 70%, verranno posizionate le barriere di tipo europeo.

Guardando al funzionamento, a latere dell’opzione che garantisce un’entrata assolutamente efficiente, il payoff è condito da cedole periodiche trimestrali con effetto memoria di importo pari al 2,6%, ovvero un flusso cedolare potenziale del 10,4% annuo. Dal 19 dicembre prossimo verranno staccate cedole periodiche vincolate al rispetto del 70% per tutti e tre i sottostanti, mentre a partire dalla data del 19 settembre 2019 oltre alla cedola al rispetto dei tre livelli iniziali si potrà dare luogo anche al rimborso anticipato del certificato.

L’effetto memoria, altra opzione da non trascurare, se da un lato garantisce la salvaguardia dell’importo cedolare, dall’altro è particolarmente utile soprattutto per la stabilizzazione dei prezzi del certificato durante la vita del prodotto, qualora in uno degli appuntamenti previsti, non ci siano le condizioni per la distribuzione della cedola. Con questo schema si potrà giungere fino alla naturale scadenza prevista per il 18 settembre 2022, dove la barriera di tipo terminale, consentirà di mantenere immutate tutte le potenzialità del prodotto anche qualora si dovessero verificare scenari particolarmente volatili.

 

REVERSE CON EFFETTO DOMINO

Se i Phoenix Memory Lookback hanno messo in mostra la capacità di resistere ai ribassi accentuati dei titoli del settore bancario e del mercato più in generale è nei certificati di tipo Reverse che gli investitori hanno trovato maggiore efficienza in ottica di copertura. Tra le diverse proposte a facoltà ribassista si segnala una variante ideata da Natixis che prende il nome di Phoenix Domino Reverse. Candidato nella categoria di certificato dell’anno 2018 , il certificato identificato da codice Isin IT0006741166, prevede il pagamento di una cedola semestrale massima del 6% a condizione che tutti i titoli del basket, ovvero FCA, STMicro, Unicredit e Banco BPM, rilevino al di sotto del 120% dei rispettivi strike iniziali.

Qualora anche uno solo dei 4 titoli fotografi una chiusura superiore al 120% del trigger, la cedola non sarà perduta, come avviene nelle classiche strutture Phoenix, ma verrà ugualmente riconosciuta, sebbene in misura ridotta. Più in particolare, l’opzione Domino consiste nello spacchettamento della cedola complessiva in 4 spicchi dall’1,5% per ogni titolo che rilevi al di sotto del trigger cedola. Pertanto, ipotizzando che tutti i titoli siano al di sotto del 120% dello strike, la somma delle 4 cedole modulari porterà a un importo complessivo di 60 euro ogni 1000 nominali, viceversa qualora uno dei 4 rilevi oltre il trigger, si avrà diritto al pagamento di una cedola del 4,5%, che si ridurrà ulteriormente al 3% se saranno due i titoli oltre il trigger, ovvero all’1,50% se la condizione verrà fallita da 3 titoli su 4. In questo modo si potrà essere garantiti, nel flusso cedolare, anche in caso di uscita dal trigger da parte di uno dei componenti del basket.

Compreso il funzionamento dell’opzione “Domino”, la struttura si completa di un’opzione Autocallable che consentirà il rimborso anticipato del nominale qualora tutti i titoli rilevino al di sotto dello strike iniziale e di una barriera di protezione del capitale alla scadenza di marzo 2022, posta al 140% dei rispettivi fixing iniziali.

Allo stato attuale, a fronte del -14% perso da FCA ( best of) e del 41% fin qui lasciato sul terreno dal Banco BPM, il certificato quota oltre 1006 euro, offrendo cosi lo spazio per la vendita anticipata in virtù delle elevate probabilità di rimborso anticipato dei 1006 euro già alla prossima data di osservazione di marzo 2019.

DOMINO ANCHE SU INDICI

La medesima struttura è stata inoltre quotata da Natixis su un basket composto da 4 indici azionari ( codice Isin IT0006741984), quali Nikkei225, Russel 2000, Eurostoxx 50 TR e Dax, con cedola semestrale ridotta al 3%, per la minore volatilità che caratterizza gli indici rispetto ai singoli titoli azionari, trigger cedola al 120% dei rispettivi strike iniziali e barriera capitale a scadenza al 130%. Anche in questo caso, il ribasso dei 4 indici azionari ha spinto i prezzi oltre il nominale e in prossimità dell’importo di potenziale rimborso anticipato alla prima data di osservazione utile.